L’ottimizzazione dei processi di manutenzione si configura tradizionalmente come una leva strategica volta a garantire maggiore competitività e resilienza alle Organizzazioni industriali e infrastrutturali, con l’integrazione delle migliori pratiche internazionali, l’applicazione degli standard tecnici più avanzati – come quelli della famiglia ISO 55000 – e lo sfruttamento delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie digitali finalizzate sia ad aumentare l’efficienza, che a controllare i costi e ridurre i rischi operativi.
Queste sono diventate e restano priorità inderogabili in uno scenario competitivo che rimane molto instabile e caratterizzato da imperativi di adattamento a scenari che si modificano velocemente e
frequentemente. Da questo deriva un interesse crescente per i modelli manutentivi predittivi, a livello mondiale, europeo e nazionale. Il mercato globale della manutenzione predittiva ha raggiunto la soglia di 9,84 miliardi di dollari nel 2023 e dovrebbe segnare una notevole escursione di crescita nei prossimi anni, con previsioni che puntano ai 60,13 miliardi entro il 2030, sospinte da un CAGR (Compound Annual Growth Rate) del 29,5% (fonte: Grand View Research, 2024) (1).
(1) https://www.grandviewresearch.com/industryanalysis/predictivemaintenancemarket
In Europa, secondo la stima annessa di Expert Market Research, il settore MRO (Maintenance, Repair & Operations) ha dato valore nel 2023 a un avvicendamento di circa 126 miliardi di dollari, testimonianza di un consolidamento, più che impari, nei comparti industriali ad alta intensità di capitale (fonte: Expert Market Research, 2024) (2).
(2) https://www.expertmarketresearch.com/pressrelease/europemaintenancerepairandoperationsmarket
In Italia, Grand View Research suggerisce un incremento del valore del mercato predittivo, ascendente a 304,6 milioni dollari nel 2023, con una prospettiva di crescita fino a 1,84 miliardi di dollari entro il 2030 (Grand View Research, Italy Market Outlook, 2024) (3).
(3) https://www.grandviewresearch.com/horizon/outlook/predictivemaintenancemarket/italy
Le imprese che investono in strategie di ottimizzazione scelgono approcci proattivi quali, ad esempio, l’intervento manutentivo predittivo, preventivo o Condition Based Maintenance-CBM. Un’applicazione tipica riguarda il monitoraggio in tempo reale di vibrazioni e temperatura nei trasformatori, ottenuto mediante la collocazione di sensori che permette di rilevare in anticipo anomalie e di intervenire tempestivamente, riducendo le perdite d’esercizio.
Un metodo strutturato e oggetto di riconoscimento internazionale è quello FMECA (Failure, Mode, Effect and Criticality Analysis) descritto anche nella IEC 60812 e consigliato nella ISO 31010. Questo approccio consente di approfondire l’analisi delle possibili tipologie di avaria, dei loro effetti e delle relative criticità, con conseguente preferenza per scelte manutentive orientate al rischio. Con la definizione di un piano di manutenzione mirato si riducono le interruzioni impreviste e si migliora la qualità del prodotto.
La serie ISO 55000 traccia il quadro per l’asset management strategico, ponendo il sistema di manutenzione nel contesto più generale della governance aziendale. La norma ISO 55001, nello specifico, stabilisce i requisiti specifici di un Sistema di Gestione degli asset mettendo l’accento sull’importanza della gestione del ciclo di vita, della valutazione dei rischi e della pianificazione integrata. Questi principi, utili a tutte le tipologie di imprese, sono determinanti soprattutto per le imprese che gestiscono beni in concessione, al fine di dimostrare ai proprietari dei beni, normalmente enti pubblici, il “buon governo” nella gestione dei beni al servizio delle comunità.
L’adozione di tecnologie come i CMMS (Computerized Maintenance Management Systems), l’IoT e l’Intelligenza Artificiale con l’applicazione dell’apprendimento automatico, (c.d. machine learning), stanno rivoluzionando il modo di affrontare la manutenzione. Le imprese che decidono di investire in queste soluzioni possono migliorare la programmazione degli interventi, automatizzare il rilevamento dei dati, effettuare analisi predittive, assumere una strategia documentata sopra KPI (Key Performance Indicators) quali il MTTR (Mean Time to Repair), il MTBF (Mean Time Between Failures), o l’OEE (Overall Equipment Effectiveness).
La riuscita delle attività di manutenzione non dipende esclusivamente dalla pura adozione tecnologica ma altresì da dinamiche organizzative e culturali. Investire nella formazione, nello sviluppo delle competenze digitali e in un approccio orientato al miglioramento costituiscono presupposti indispensabili per sostenere il percorso di innovazione in questa direzione.
Essenziale per il successo non è, tuttavia, il solo impiego di dispositivi digitali, bensì la promozione di una visione orientata al valore, alla sicurezza e alla sostenibilità, rese operative, inserendole nelle attività che compongono i processi con cui si costruisce il prodotto/servizio.
L’ottimizzazione dei processi di manutenzione non è solo una questione tecnica, ma una vera e propria trasformazione gestionale, un fattore chiave per la continuità operativa, la competitività e la regolarità rispetto alle normative vigenti.
Fabio La Porta
Segretario Generale,
con il contributo di
GianPiero Pavirani,
Consiglio Direttivo –
Comitato Nazionale Italiano
per la Manutenzione (CNIM)
