Il nuovo ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha presentato le linee programmatiche della sua missione, all’audizione in commissioni riunite Ambiente e Attività produttive di Camera e Senato.
“Siamo già gravati da un debito ambientale contratto nei passati decenni, il cui montante sarà sempre più faticoso recuperare, se non agiamo per tempo – ha dichiarato il ministro – noi adesso abbiamo il dovere, anche nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, NdR), di potenziare il ruolo dell’Italia nei progetti internazionali ITER (International Thermonuclear Experimental Recator, NdR) e MIT (Massachusetts Institute of Technology, NdR) sulla fusione. È un treno che non dobbiamo perdere.”
“Tra dieci anni avremo probabilmente idrogeno verde, ma staremo investendo sulla fusione nucleare che ora sta muovendo i primi passi nei laboratori. Ecco, io spero che se avremo lavorato bene, fra dieci anni i nostri successori parleranno di come abbassare il prezzo dell’idrogeno verde e investiremo nella fusione. Questa è la transizione che ho in testa. L’universo funziona con la fusione nucleare. Quella è la rinnovabile delle rinnovabili.”
Nelle linee programmatiche presentate dal ministro, spicca l’idrogeno verde, definito “la soluzione regina”. D’altronde sono vari gli studi, come il rapporto “Hydrogen Roadmap Europe: A sustainable pathway for the European Energy Transition”, che dimostrano come l’idrogeno sia l’elemento fondamentale per accelerare la transizione energetica. Il suo utilizzo sistematico è in grado di generare consistenti vantaggi ambientali e socioeconomici, arrivando a soddisfare il 24% della domanda di energia e a creare 5,4 milioni di posti di lavoro entro il 2050, oltre a contribuire alla riduzione di ben 560 milioni di tonnellate di CO2.
“Dobbiamo cominciare a lanciare i nostri programmi, dobbiamo creare quel sistema che intorno a quel vettore energetico ci consenta di operare al meglio”, ha affermato il ministro della Transizione energetica. Proprio a questo proposito, ha inoltre sottolineato, è importante che le competenze in materia di energia siano state reindirizzate dal ministero per lo Sviluppo economico a quello per la Transizione Ecologica: “una novità che segna un salto di qualità nella sfida ambientale del Paese.”
Un’altra delle linee programmatiche presentate è incentrata sulla necessità di velocizzare le valutazioni ambientali dei progetti, per evitare l’accumulo delle pratiche e i conseguenti enormi ritardi nelle tempistiche per avviare i cantieri italiani. Stesso discorso è stato fatto in merito alle aste riguardanti le fonti rinnovabili, con l’obiettivo di favorire la costruzione di nuovi impianti green, che possano gradualmente soddisfare il fabbisogno energetico del Paese.
Infine, il ministro Roberto Cingolani ha posto l’accento sulla “promozione delle energie rinnovabili nel settore dei trasporti, con l’attuazione del Piano di azione per la mobilità sostenibile. Le azioni specifiche riguardano la promozione dei biocarburanti, del biometano e dell’idrogeno con uno specifico riferimento all’ambito dei trasporti.” Anche in questo ambito, la transizione energetica porta degli enormi vantaggi. Basti pensare che, allo stato attuale, in Europa il settore dei trasporti consuma circa un terzo dell’energia totale e genera un quinto delle emissioni di gas serra, oltre a essere responsabile dei livelli di rumore eccessivi, contribuendo all’inquinamento acustico con conseguenze sulla salute e sul benessere delle persone (può infatti provocare disturbi del sonno, aumento della pressione e malattie cardiovascolari).