FONDI FAS

I FAS sono fondi aggiuntivi nazionali per le politiche di sviluppo delle aree definite sottoutilizzate del Paese, finalizzati a garantire una maggiore concentrazione delle risorse nelle aree dove è più elevata la sottoutilizzazione del potenziale produttivo e dove vige uno svantaggio competitivo accumulato e prospettico.
A decorrere dall’anno 2003, l’utilizzazione dei FAS è stata sostanzialmente destinata a quelle aree che coincidono con l’ambito territoriale delle cosiddette aree depresse e ad esse sono state fatte confluire due linee di finanziamento.
È chiaro che i tempi di istituzione di questi fondi sostanzialmente coincidono con le ultime vicende della chiusura della Cassa per il Mezzogiorno e naturalmente tali fondi sono denominati proprio come quelli che erano impegnati nella Cassa per il Mezzogiorno. Poi bisogna vedere se nella Cassa per il Mezzogiorno ci sono stati fondi aggiuntivi, che non sempre erano fondi aggiuntivi, ma comunque per questo  era stata istituita la Cassa.
Quindi, per sopperire agli effetti negativi che potevano esserci in quei territori di pertinenza della Cassa – è chiaro -, è stato costituito questo Fondo, ma con una visione un po’ più ampia, nel senso che non erano interessate solo le zone depresse del Mezzogiorno, ma le zone sottoutilizzate dell’Italia. Questa è la ragione per cui il CIPE ha operato quella suddivisione, che è automatica e che si può rivedere, nel senso però di utilizzare questi fondi laddove è più necessario, ovvero dove effettivamente è sottoutilizzato il potenziale produttivo e c’è uno svantaggio competitivo accumulato e prospettico.
Credo che, se si usano i termini esatti, quell’85 per cento destinato al Sud deve crescere e non diminuire, perché chiaramente, nonostante la crisi, se si  paragona no i territori del Centro-Nord e del Nord con i territori del Sud,  i territori del Sud presentano quelle caratteristiche che sono state individuate dalla legge per cui è stato istituito il Fondo.
A detta del CNEL e della Svimez, negli ultimi quattro anni l’industria del Sud  ha perso 147 mila posti di lavoro, il che corrisponde ad una riduzione complessiva del 15,5 per cento, che corrisponde al triplo della media del Paese e, sostanzialmente, perlomeno al doppio della percentuale persa al Nord.
Si può ritenere che il Nord debba essere aiutato ma  con altri sistemi e con altri incentivi, e non con i fondi aggiuntivi previsti per le aree sottoutilizzate . E’ giusto aiutare le aree in crisi, ma senza intaccare quello che è il senso della legge istitutiva dei FAS, che riguarda le zone sottoutilizzate rispetto a quelle già in crisi, che almeno hanno la possibilità ancora di produrre, anche se in termini più ridotti rispetto al passato. Ma in alcuni casi nel Mezzogiorno, il 15,5 per cento corrisponde al triplo del resto del Paese e significa che la disoccupazione industriale nel Mezzogiorno è tripla rispetto a quella del Centro-Nord.
Quindi, è stato giusto usare i 28 miliardi di euro sottratti al Sud per solidarietà a quella parte del Paese che ne aveva in quel momento bisogno, evitando una crisi  sociale di grande dimensione; ciò, tuttavia, non significa che in futuro, quando la ripresa ci sarà, non si avvertirà la necessità di poter utilizzare anche quei soldi recuperati per poter dotare il Mezzogiorno di infrastrutture come già fatto in passato nel Centro-Nord. Penso all’alta velocità ferroviaria: al riguardo, al Centro-Nord sono stati previsti e spesi circa 60 miliardi di euro di fronte ai quali i 18 o 20 miliardi che necessitano per completare, da Salerno a Palermo, l’alta velocità ferroviaria mi pare che siano più che proporzionati.  I FAS quindi devono essere tutti adoperati nelle zone sfortunate del Paese e, se ce ne sono al Nord, siano anche attribuiti al Nord, però è chiaro che la stragrande maggioranza di questi territori si trova nel Mezzogiorno d’Italia.

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